La Milano del futuro vista da chi ha immaginato Blade Runner 2049

Intervista ai responsabili dell'inglese Territory Studio che hanno curato i visual dell'installazione che celebrerà il genio italiano durante il Salone del Mobile

Durante la sua 58esima edizione, che si svolgerà dal 9 al 14 aprile prossimi, il Salone del Mobile di Milano coglierà l'occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci per celebrarne la figura e sottolinearne il fondamentale legame che ebbe con la città, dove arrivò nel 1482 presso la corte di Ludovico il Moro. Qui si occupò di diversi progetti, da macchine belliche ad allestimenti scenici, passando per opere d'arte rimaste celebri (Cenacolo, la Vergine delle Rocce) e per sistemi d'irrigazione e navigazione cittadina: proprio sulla scia di questi ultimi suoi interessi si colloca Aqua. La visione di Leonardo, un'installazione che vuole rendere omaggio al suo genio multiforme ma soprattutto riflettere sulla città che l'ha a lungo ospitato.

Ideata da Marco Balich, si tratterà di un'esperienza immersiva e site specific che dal 5 al 14 aprile sarà collocata all'interno della Conca dell'Incoronata, un luogo oggi forse dimenticato nella memoria cittadina ma di cui con tutta probabilità Leonardo supervisionò i lavori di costruzione. Connettendo idealmente il Rinascimento meneghino e il futuro della città, il progetto è costituito da un grande schermo a led che proietterà la Milano del domani, una specie di innovativa Wunderkammer digitale in cui gli spettatori possono immergersi nell'energia e nell'evoluzione sempre in movimento, immaginando come sarà la città fra 500 anni.

Per realizzarla Balich Worldwide Shows, società  internazionale leader negli eventi dal vivo (si è occupata fra le oltre cose di diverse cerimonie olimpiche così come dell'Albero della Vita di Expo 2015), ha coinvolto numerosi partner da tutto il mondo. Noi abbiamo intervistato in esclusiva David Sheldon-Hicks e** Clayton Welham**, rispettivamente fondatore e art director di Territory Studio, un'agenzia londinese di grafica, comunicazione, effetti speciali e progettazione multimediale che ha avuto un grande ruolo nella realizzazione dell'installazione, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti grafici e visivi.

Celebrare la figura di Leonardo significa in qualche modo ribadire il suo genio così contemporaneo: perché è rilevante ancora oggi secondo voi?

Welham: "Lui era sostanzialmente un visionario che non solo immaginava cose che ancora non esistevano ma soprattutto le visualizzava, era un vero e proprio designer. Il suo segreto, ed è quello che dovremmo fare sempre oggi, è di pensare alle cose in modo diverso. Il nostro portfolio qui a Territory Studio in generale è proiettato al futuro e ci domandiamo sempre cosa potremmo fare dopo".

Sheldon-Hicks: "Quello che ci stupisce è che non fosse costretto dentro a una sola etichetta, un giorno poteva essere un ingegnere, quello dopo uno storyteller. Questo ha particolare risonanza per noi che siamo uno studio di design, ma anche di animazione, architettura, comunicazione. Ci piace un po' questa ambiguità, il mix di approcci nel progettare le cose. Ma soprattutto a Leonardo piaceva risolvere i problemi, aveva intuizioni geniali e trovava un modo per realizzarle con qualsiasi mezzo espressivo".

Qual è stato il vostro contributo principale al progetto di Aqua?

Welham: "Siamo partiti innanzitutto dal luogo, che è fondamentale: anche se oggi molti non ne conoscono la portata storica, l'obiettivo era quello di dare nuovo valore alla Conca dell'Immacolata e rendere omaggio all'idea visionaria di Leonardo e al suo progetto di portare l'acqua dentro Milano. Abbiamo lavorato su uno schermo di grandissimo formato che è situato in cima alla chiusa: l'idea è, grazie alla realtà aumentata , di assistere a un panorama che si muove come se fosse la Milano del futuro. E a seconda del tuo punto di osservazione puoi notare scenari differenti".

Come avete lavorato per immaginarvi come sarà Milano fra 500 anni?

Welham: "Nessuno può sapere per certo come sarà fra così tanto tempo, ovviamente, ma abbiamo fatto un tour della città per cercare di afferrare qualche spunto: di sicuro il Bosco Verticale è uno degli edifici che attualmente a Milano sono più proiettati verso il futuro. È stato un buon punto di partenza. Inoltre questo è un progetto dedicato all'acqua, quindi abbiamo riflettuto sulla natura, le installazioni verdi e così via. E allo stesso alcune forme sono state modellate dalla relazione con l'acqua, così come accade per i canyon o i ghiacciai: abbiamo cercato di impiegare quelle forme. Ovviamente poi abbiamo riflettuto sui materiali che saranno usati nei prossimi anni".

Sheldon-Hicks: "Abbiamo dovuto studiare tutto in pochissimo tempo: abbiamo lavorato due o tre mesi a partire dal concept e poi in poco più di 5 settimane abbiamo dovuto realizzare tutto. Ma lo scopo a cui siamo arrivati è di costruire una narrazione e soprattutto capire cosa la città può recepire da tutto ciò".

Voi siete di Londra: qual è oggi la vostra percezione di Milano da lì?

Welham: "Io non ci ero mai stato prima, ma insieme abbiamo scoperto una città che dura nel tempo. Ci siamo soprattutto affidati a un team locale per cogliere davvero l'atmosfera cittadina. È stato utile anche avere una visione laterale, da outsider".

Sheldon-Hicks: "Hai soprattutto quest'idea di un grande centro di design internazionale, c'è una vitalità legata alle professioni creative che in qualche modo ora Londra può solo invidiare. E poi questo modo di tenere insieme la tradizione artistica e le nuove energie, un bell'equilibrio fra il vecchio e il nuovo da cui anche noi possiamo imparare molto".

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Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato nella realizzazione di Aqua?

Welham: "Si tratta di un progetto completamente creato da zero, senza lavorare su un formato prestabilito. Come sempre la cosa più difficile è stata calare il progetto nelle specifiche tecniche: poiché dovevamo mettere a punto un programma che andasse in continuazione per 7 giorni, dalle 10 alle 22, con il programmatore Andrew Quinn abbiamo capito che non si poteva procedere con un video in sequenza lineare come facciamo di solito, sarebbe stata una quantità di dati spropositata. Ci siamo dunque concentrati sulla sovrapposizione di diversi layer che fondono la profondità e altri elementi di personalizzazione. Moltissimi elementi interverranno a modificare gli scenari, dal traffico alla pioggia, dai manifesti pubblicitari ai vari momenti della giornata, posizione del sole e ombre proiettate dagli edifici comprese. È stata molto importante la relazione con l'ambiente circostante e gli scenari verranno modificati anche in base ai vari eventi del Salone che avverranno lì intorno".

Avete parlato di acqua e ambiente: quanto è importante il concetto di sostenibilità in questo ambito?

Sheldon-Hicks: "Noi in quanto Territory Studio stiamo lavorando con impegno per limitare al massimo il nostro impatto ambientale, soprattutto sulla riduzione dei consumi elettrici. Poi ovviamente l'attenzione è anche ai progetti: immaginando una città del futuro come in questo caso è importante sottolineare la responsabilità di mettere a punto modi diversi e più sostenibili di concepire i fenomeni urbani. Quando abbiamo lavorato alle ambientazioni di Blade Runner 2049, invece, era esattamente il contrario: lì dovevamo lavorare sulla direzione in cui non vogliamo che il mondo vada. Però di base l'importante è che faccia comunque porre delle domande".

A proposito di film, avete contribuito a titoli come Avengers, Pacific Rim, Ready Player One: com'è stato calarsi nel mondo cinematografico?

Sheldon-Hicks: "Siamo stati molto fortunati quando abbiamo iniziato a lavorare con Ridley Scott a Prometheus: abbiamo disegnato tutta la tecnologia di quel film e questo ci ha dato la possibilità di farci un nome nel campo. Abbiamo poi lavorato con Guardiani della Galassia, a cui abbiamo aggiunto un po' di umorismo, e poi ancora Ex Machina e molti altri, ora devo solo pensare a quelli che sono autorizzato a citare [ride, ndr]. Abbiamo lavorato anche al prossimo Spider-Man e a Men in Black: International che usciranno quest'estate: in questi casi è un approccio completamente diverso rispetto a un progetto come Aqua, perché è una dimensione di intrattenimento e non di realtà. Però lavorare con i registi, affidarsi a loro e modellare il proprio lavoro in base alla storia da raccontare è un po' la stessa cosa che abbiamo fatto con Balich e gli altri partner qui".

Quindi non potete dirci se avete lavorato anche ad Avengers: Endgame?

Sheldon-Hicks: "Sì sì, ci abbiamo lavorato. C'è tutta una serie di momenti su cui abbiamo messo mano ma ovviamente non voglio rovinare la sorpresa a nessuno".